Cercare il piccolo nel grandissimo, per non perdersi
Nel 45° numero della newsletter di Bagaglio Leggero, ti raccontiamo come le proporzioni possono disorientare.
Mi sarebbe piaciuto immaginarmi come Axl Rose all’inizio del video di Welcome to the jungle: lui che scende dal bus con la camicia a scacchi, pantaloni a zampa, una sola valigia in mano e un filo di fieno tra le labbra - come abbia fatto quel filo a durare per centinaia di chilometri di viaggio non si sa; comunque certi miti sono duri a morire, non criticatemi per questo.
E invece sono - anzi: invece siamo due Renati Pozzetti, due Ragazzi di campagna che scendono dalla precordigliera andina con il solo bagaglio di due zaini a testa, pieni di roba da montagna.
Il passaggio che abbiamo compiuto è vertiginoso: dagli ottomila abitanti di Calingasta (ottomila in tutto il distretto, sparsi su 22.000 chilometri quadrati di superficie) ai quasi 4 milioni di Buenos Aires, lo stacco è impressionante.
Così camminiamo per le vie del centro e abbiamo le scarpe scalcagnate dopo sette mesi di rocce vulcaniche e fango patagonico; addosso le giacche di pile e le magliette termiche; camminiamo e rimaniamo abbacinati dagli atri dei palazzi residenziali, dalla concentrazione di negozi, dalla quantità di localini e birrerie bellissime e ristoranti odorosi di parrilla, dai mille ritmi di mille musicisti da strada - tutti eccezionali; e quello che sembra un modesto mercatino del sabato si estende in realtà per centinaia di metri in ogni direzione, le bancarelle salgono sui diversi livelli della piazza, bordano i sentieri del parco urbano, mescolano artigianato - molto lontano dai manufatti in lana o legno del sud - a empanadas, pan relleno, succhi di frutta fresca, churros al dulce de leche.
Un palazzo colonnato enorme, alto sopra una gradinata infinita, ci fa pensare al Parlamento: ma è “solo” la facoltà di giurisprudenza. Poco distante, una statua di Botero quasi oscura il sole da quanto grande e massiccia è. Floralis generica, una delle sculture simbolo della città, è alta 23 metri e pesa 18 tonnellate. Ci perdiamo dentro un centro culturale immenso fatto di stanze, bugigattoli, aule, giardini interni, saliscendi, scale, infinite porte a vetri.
Così per cena ci rifugiamo ad un tavolino per due stretto tra la vetrina e la bottiglieria del ristorante; la sera scendiamo nel sottosuolo per assistere ad uno spettacolo di stand up comedy in una saletta da cinquanta posti.
Cerchiamo il piccolo, forse: o forse no.
Giusto qualche giorno fa, sopra di noi, c’era un cielo infinito. Dalla piattaforma dell’osservatorio Felix Aguilar, in una notte di cielo terso, la frase infinite stelle ha preso il suo significato più profondo. Di giorno, oltre la recinzione che delimitava le pertinenze della nostra cabaña, la cordigliera delle Ande si espandeva in ogni direzione enorme, infinita, massiccia eppure elegantissima, un orizzonte alto cinquemila metri spolverato di neve che verso sera si produceva in uno spettacolo di nubi impossibili, di panettoni morbidi e lenti bianchissime; e dalla nostra macchinina a noleggio, aspettavamo quell’invisibile fiammifero che al tramonto avrebbe dato fuoco a ogni cosa, producendo uno spettacolo di rifrazioni e immagini diafane e ripetute impossibile da spiegare: più che un meteorologo sarebbe servito un esperto di cristallografia, un pittore, un esperto di religioni animiste, non lo so.
Tra i monti colorati di Uspallata, e su quelli più delicati (ma altrettanto colorati) di Barrial, potevamo camminare per ore senza raggiungere una meta, e ogni prospettiva sarebbe stata diversa dalla precedente, ogni sfumatura avrebbe richiesto un’analisi dettagliata, un tocco delle mani, come avessimo voluto valutare un colore attraverso i polpastrelli.
Infinito e piccolissimo, vissuti nello stesso tempo, mandano in tilt anche gli osservatori di buona volontà. E sotto quel cielo così immenso da non poterlo abbracciare non dico con le braccia, ma neanche con lo sguardo - né tantomeno con il pensiero - tra briciole di rocce antichissime dai colori primordiali, ecco spuntare un fiorellino coraggioso, oppure delle foglioline di un verde perfetto, o ancora uno stelo rigonfio e gommoso.
Quando la sera, abbracciati sul divano, riguardiamo le foto di questi sette mesi, scopriamo (un po’ frustrati) che l’obiettivo ha compresso ogni cosa: lo spessore delle Ande, la grandezza del cielo, la profondità di ogni cosa; figuriamoci quel fiorellino, quelle foglioline, quello stelo microscopico.
E così, tra le vie di questi quattro milioni di abitanti, lungo queste strade in cui il cielo è in alto, in fondo, lontano, camminiamo e ci perdiamo; e come cantava (circa) Gustavo Cerati dei Soda Stereo, storico gruppo rock argentino, ripensiamo a quei luoghi dove nessuno sa di noi, e noi siamo parte di tutto.
La novità (di giugno)
Il 19 giugno esce Trekking in Valle d’Aosta, 18 itinerari!
È il quarto libro che pubblichiamo con Editoriale Programma e… è una bomba. Abbiamo scelto gli itinerari tra quelli che più ci hanno emozionati durante i nostri tre soggiorni lunghi in Valle d’Aosta (Gressoney, Valpelline, Saint-Pierre), e se ci segui su Instagram, probabilmente hai già avuto in questi anni un assaggio degli splendidi paesaggi che abbiamo percorso.
Gli itinerari sono tosti - gite da giornata intera, con bei dislivelli - ma tutti eccezionali, e sono distribuiti su gran parte del territorio valdostano.
Il volume sarà disponibile per un mese in abbinata a La Stampa, nelle librerie, sul sito dell’editore e su Amazon.
Un’altra bella novità (dei prossimi mesi)
Anche se ne avevamo già accennato il mese scorso…
Stiamo scrivendo una guida sulle escursioni in Patagonia! Sarà ricchissima di materiale, di consigli, di informazioni utili. Ti raccontiamo un po’ di dettagli nella prossima uscita di questa newsletter.
Sì, ci saranno posti noti e (tantissimi) meno noti, come questo:
Un’ultima novità (del rientro)
Questa a Buenos Aires sarà l’ultima tappa del nostro lunghissimo pezzo di vita in Patagonia, ma il rientro non sarà senza montagne (ormai lo sai anche tu, vero?) e quindi eccoci alla notizia: a fine giugno saremo in Friuli Venezia Giulia per raccontare il territorio selvaggio e poco conosciuto delle Dolomiti Friulane!
Per il momento ti diciamo solo questo…
Tempo di ferie… hai fatto l’assicurazione di viaggio?
Si avvicinano (finalmente) le ferie estive, ma non pensare di partire senza una polizza di viaggio! A cosa serve? Spese mediche, perdita del bagaglio, annullamento del volo, responsabilità civile verso terzi, tutela legale, rientro in patria… serve che continuiamo?
Dallo scorso mese siamo diventati partner di Heymondo, proprio l’assicurazione che abbiamo stipulato prima di partire (quando Silvia si è smazzata decine di possibilità, alla ricerca di quella migliore per noi). Rapporto qualità/prezzo imbattibile, ottime garanzie espandibili come più ti serve, e una bella attenzione alle attività outdoor.
Abbiamo ottenuto per te, un ulteriore 10% di sconto usando questo link affiliato (clicca sull’immagine qui sotto):
È tutto per questo numero! Grazie per averci letto, ci vediamo il prossimo mese (e prima sul blog e su Instagram).
Buone gite!
Davide