🥪 Signò, fanno 8700 calorie
Nel 53° numero della newsletter di Bagaglio Leggero, ti raccontiamo la nostra prima escursione in Abruzzo.
E noi che volevamo bruciarne 300
Non ci siamo troppo preparati.
Anzi, non ci siamo preparati per nulla. Siamo arrivati in questa nuova tappa che era già sera, ma avevamo subito visto un promettente segnavia poco distante da casa: una freccia biancorossa a puntare una sterrata che si srotolava in discesa tra gli ulivi. Il giorno dopo abbiamo indossato scarpe leggere, niente zaino, l’idea di stare fuori un’oretta, qualcosa di più per esplorare i dintorni.
Non ci siamo preparati, ma a certe cose non ci si può preparare.
Abbiamo percorso trenta metri, non uno di più non uno di meno, quando uno degli uomini radunati sotto alcune tende improvvisate - teli di plastica tirati tra gli alberi - è comparso attraverso il fumo delle griglie e ci ha salutati. Noi abbiamo risposto al saluto, proseguendo, ma poi il magnetismo di cinque parole ci ha rallentati, fermati, fatto invertire rotta: volete un bicchiere di vino?
Pochi minuti dopo Silvia ha in mano due paninetti e due bicchieri di vino (come stia riuscendo a tenerli saldi supera le leggi della fisica); io ringrazio la mia voracità , ché quasi sempre ho una mano libera. Dico quasi perché una salsiccetta, un pane unto, un altro bicchiere in un attimo arrivano. Una cassa spara alternativamente i Dire Straits, i Teppisti dei Sogni, il Saltarello - ballo tradizionale delle regione; fuori dai quadrati dei teli piove bene, il fumo della griglia, quello del grandissimo braciere e quello di altri due fuochi pizzica gli occhi.
Ci spiegano quello in cui siamo entrati. In questi giorni, nei dintorni, si celebra Sant’Antonio Abate, protettore degli animali da allevamento. I paeselli costruiscono grandi cataste di legna che, la sera, si faranno fuochi, in una gara non scritta a chi incendierà la pira più grande. Nella nostra frazioncina - poche case tra gli ulivi ai piedi delle montagne- da anni si festeggia così: vengono raccolte donazioni dalle aziende dei dintorni - pasta, pane, vino, olio; poi si comprano carne, formaggi, funghi. Si accende il grande braciere - così grande che a starci vicino ti scioglie la faccia - e si cucina, si griglia, si mangia, si ascolta musica. Chi c’è c’è, ma soprattutto chiunque passi viene attirato in questa bolla di luce flebile che sfida il maltempo ed è così delicata che da un momento all’altro potrebbe sparire, potrebbe addirittura non essere mai esistito;
è baluardo di fronte al limite del bosco, salvezza dalle fauci delle bestie selvatiche, attestazione di presenza, protezione e calore (non soltanto fisico), nutrimento ed ebbrezza.
Il giorno dopo non troverete nulla, qui, ci dicono. Non ci sarà nessuno.
Ma oggi, stasera e stanotte le persone parlano, ridono, scambiano, si riuniscono. Alcuni sono tornati apposta da lontano; qualcuno passa soltanto, altri rimangono qui inossidabili, fino a quando i fuochi non avranno esaurito il combustibile, fino a quando i cartoni di vino saranno secchi, le mezze penne mangiate, il pane finito. Ci dicono che se ci svegliamo presto li troviamo ancora lì a fare colazione, il sdijuno, con le ultime braci del fuoco.
In tre ore ci trasmettono saggezza popolare e nomi di luoghi, ci raccontano storie, ci dipingono questo angolo d’Abruzzo. Ci chiedono chi siamo, cosa ci facciamo qui, e che bello che restate un mese. Prima di abbandonarmi all’ennesimo bicchiere e poi agli arrosticini accompagnati con il vino e la gazzosa e poi alle genziane, segno mentalmente uno scambio:
Noi volevamo solo uscire a camminare in realtà !
Ma come vi è venuta l’idea di camminare?
Beh, siamo qui per questo.
Ma in Abruzzo è meglio non farlo, è meglio stare in casa, sul divano e con la televisione accesa. In Abruzzo se esci con l’idea di bruciare trecento calorie camminando in montagna, poi vieni rapito da questi matti e ne te ne fanno mangiare novemila, ed ecco che torni a casa con ottomila settecento calorie in più.
E noi non abbiamo neanche camminato.
Eh appunto.
So che la trascrizione è volatile come la proverbiale scritta sulla sabbia, ma tant’è: anche questo momento di realtà nel quale ci siamo ritrovati lo è, ed è tanto più fortunato e prezioso per questo.
PS Questa ufficialmente è stata la nostra prima escursione in Abruzzo, ma nel prossimo numero ti mostreremo anche i boschi, le cime innevate e le bellezze di questa terra (sempre che non ci volino addosso degli altri paninetti).
Dalle poste del teramano alla Patagonia
È ormai diventata un’abitudine: una sera alla settimana abbiamo il tavolo ingombro di buste e indirizzi, e la mattina successiva siamo in coda alle poste.
Ci piace sapere che in questo momento - nella splendida (anche se a volte ventosetta) estate australe, qualcuno ha scelto che escursione fare con il nostro Trekking in Patagonia; ci piace sapere che stiamo trasmettendo percorsi, ma anche scoperte e ricordi; e ci piacerebbe tantissimo sapere se qualcuno si è fidato abbastanza da spingersi fino alle tre lagune di Ushuaia o all’eccezionale mirador del Santuario del Cañi.
E tu, la Patagonia, la sogni, la pensi, la pianifichi mai? Se la risposta è affermativa, trovi tutto qui:
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È tutto per questo numero! Grazie per averci letto, ci vediamo il prossimo mese (e prima sul blog e su Instagram).
Buone gite!
Silvia